A spasso coi Lupi

L'avventura di un ragazzo fanese che parte da Bologna insieme ai supporters del Campobasso diretti al 'Mancini'

A spasso coi Lupi10 minuti di lettura

I preparativi

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Bologna, 22 maggio 2016. Sono le 08:57 del mattino, mi sveglio e inizio a prepararmi per il viaggio che mi aspetta. In realtà non dormo già da qualche ora per via dei sogni di gloria fanesi che mi girano in testa da tutta la settimana e che nemmeno questa notte mi hanno voluto lasciare in pace. E’ inutile farsi troppe illusioni e stare a pensare a ciò che potrebbe essere o non essere, oggi c’è una partita da giocare, un avversario importante e di spessore da battere. Solo dopo aver superato quest’ultimo ostacolo si potrà iniziare a sperare in qualcosa di grande.

 

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09:46 sfilo la sciarpa dell’Alma dall’attaccapanni, è di lana, caldissima, mi farà sudare tutto il giorno, oggi sarà una giornata bollente, in tutti i sensi, meglio legarla alla vita. In fin dei conti dovrò salire su un pullman di 50 campobassani, non è saggio dare subito nell’occhio, una volta imbarcati cercherò di capire come sarà meglio muoversi.

Esco per cornetto e caffè e cerco di distrarmi leggendo il giornale. E’ tutto inutile, il pensiero rimane al ‘Mancini’, al calore della curva, alle speranze dei fanesi. Scivolo sulla cronaca sportiva nella vana speranza di trovare qualche articolo relativo alle serie minori, mi imbatto inevitabilmente sulle vicissitudini del Parma e sulle questioni relative alla poule scudetto, non mi interessa. Chiudo il giornale, pago, saluto e mi avvicino alla fermata dell’autobus che mi porterà al punto di ritrovo degli ultras campobassani (d’ora in poi campuasciani, come sono abituato a chiamarli e come loro vogliono essere chiamati)

 

IMG_20160522_10383810:32 salgo su la circolare 33 che ogni giorno trasporta centinaia di bolognesi da un capo all’altro della città, percorrendo a loop infinito i viali che la circondano. Devo arrivare all’autostazione, non è vicina da dove abito e alle 11 il pullman parte. Per fortuna l’autobus non tarda.

Arrivo all’autostazione di Bologna in orario, intanto sull’autobus incontro uno dei ragazzi che viaggerà con me verso Fano, campuasciano ovviamente. Scambiamo due chiacchiere e insieme ci avviamo verso il luogo del ritrovo. Alle 11 in punto siamo già una quarantina, parecchi di loro hanno la divisa bianca della fazione bolognese: polo semplice, scudetto dei ‘Lupi’ e scritte in tono rosso-blu, niente male.

Salgo a bordo e mi accomodo. Intanto i tifosi si salutano scambiandosi baci e abbracci a profusione. Gente cresciuta insieme una vita che oggi si ritrova per sostenere la squadra della propria città: una grande famiglia in gita fuori porta. L’ atmosfera è estremamente gradevole e mi sento a mio agio. Si fa la conta dei presenti, ci siamo tutti, qualcuno alla fine ha deciso per la macchina, dispiace, ma poco male, vorrà dire che si starà tutti un po’ più comodi.

L’andata

Alle 11:30 imbocchiamo l’autostrada e l’atmosfera inizia a scaldarsi, vengono distribuite birre fresche per aperitivo e vino per chi non vuole la birra. L’importante è iniziare a schiarire un po’ la voce e intonare un paio di cori di riscaldamento.

Qui sotto un piccolo video che descrive il clima goliardico a bordo del pullman.

 

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Il viaggio prosegue tranquillo. Faccio due chiacchiere con chi siede vicino a me, tutti ragazzi simpatici e calorosi. Si parla della stagione del Fano, di quella del Campobasso e di come possa essere assurdo che la trasferta sia stata dichiarata a rischio dal Prefetto di Pesaro. La dimostrazione pratica dell’assurdità della decisione presa da ‘chi decide per proteggerci’ era li tra noi ed ero io. Presente in carne ed ossa, con tanto di sciarpa granata, immacolato e accolto a braccia aperte all’interno di un pullman di tifosi rosso-blu. Che idiozia, altroché pericolo, è finito tutto a tarallucci e vino, nel vero senso della parola.

Ci si ferma una sola volta all’autogrill nei pressi di Cesena. Panino al volo, volata al bagno e birretta fresca, l’ennesima, giustamente. Ci si riconta e siamo sempre tutti, molto bene, possiamo ripartire alla volta di Fano. E io non vedo l’ora di arrivare.

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Quando arriviamo al casello di Fano non sappiamo bene cosa fare. Possiamo immaginare che la Polizia ci stia aspettando da qualche parte ma nel frattempo proseguiamo indisturbati verso lo stadio. All’altezza del vecchio ‘agip centrale’ ci aspettano due camionette della Polizia, l’autista scende per ricevere direttive. Le forze dell’ordine decidono di scortarci fino all’entrata del settore ospiti.

A questo punto scendo e saluto tutti i tifosi: sfottò dell’ultimo secondo, baci e abbracci e ‘ci vediamo dopo la partita..’. Scendo dal pullman con estrema nonchalance mentre 6 o 7 poliziotti mi guardano con aria stranita. Prima che possano dirmi qualcosa mi avvicino ad uno di loro e provo a spiegargli che sono di Fano e che ho approfittato del passaggio da Bologna. Mi continuano a guardare in maniera strana, sembrano non volermi credere. A quel punto propongo di controllare la mia carta di identità per dimostrargli che sono di Fano ma non ce n’è bisogno, si fidano, la sciarpa granata attorno alla vita non può che essere una garanzia. Poco più tardi raggiungo la mia famiglia che mi ha aspettato per pranzare fino alle 14:15 pur di stare tutti insieme. Impagabili.

Finalmente al “Mancini”

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Ultimi giri del MotoGP, un bacio alla mia nipotina di due anni e poi dritto a casa di amici, dove ci si ritrova per andare allo stadio tutti insieme, prendere un caffè e parlare dell’Alma, tanto per calarsi ancora di più in clima partita. Qualche minuto prima delle 16 raggiungiamo lo stadio, ci distribuiamo i biglietti saggiamente comprati nei giorni scorsi, passiamo i controlli della polizia all’entrata e ci avviamo verso la curva. Mentre il ‘Mancini’ mi si spalanca davanti agli occhi, non posso fare a meno di provare un brivido lungo la schiena, i cori della curva sono sempre più vicini e sono appena schizzati in cielo decine di palloncini argento. Ci siamo, mancano pochissimi secondi e la partita dell’anno avrà inizio.

 

IMG_20160522_160142Inutile raccontare quello che è successo dopo. Partita meravigliosa, l’Alma gioca bene e succede quello che accade solo nei sogni: vittoria con a segno tutti e tre i beniamini granata. Prima colpisce Gucci, che al 26′ fa esplodere lo stadio e vola sotto la curva granata. Poi è il turno di Sivilla, sempre sotto la curva: apoteosi fanese.

Il primo tempo finisce 2 a 1 per noi. Giochiamo bene, il centrocampo macina gioco e Borrelli è salito in cattedra, avanti Alma. Le sensazioni sugli spalti sono molto buone, ma c’è ancora un tempo da giocare. Quando le squadre rientrano per il secondo tempo, la curva ricomincia subito a cantare (non smette mai durante tutta la partita) e il clima si riaccende. Il Fano nella seconda frazione di gara cala di intensità e ritmo, la fatica e la giornata semi-esitva si fanno sentire e giochiamo quasi solo di rimessa. I minuti passano e il Campobasso che attacca sotto la curva fanese non si rende mai troppo pericoloso.

IMG_20160522_164951E’ attorno al 70′ che avviene la magia. Sivilla, innescato dall’ennesima azione di rilancio, prende campo sulla tre quarti avversaria e si defila sulla sinistra. Intanto Borrelli vede lo spazio tra le maglie rosso-blu e ci si infila, riceve il passaggio in area di rigore e invece di tirare, che fa? sposta la palla e prende il tempo al difensore, la sposta una seconda volta ingannando il portiere e spara a colpo sicuro sotto il sette: Orgasmo granata. La curva esplode in senso letterale: gente che si abbraccia, birre che volano in cielo a benedire il malcapitato che siede qualche posto più in la. Sembra impossibile, tutti e tre i tenori a segno, oggi, nella finale play-off. Un sogno ad occhi aperti. Da li in avanti è una grandiosa festa granata. Tutta la curva canta a squarciagola, i presenti negli altri settori si alzano in piedi e prendono parte ai festeggiamenti. 3 a 1 per noi a pochi minuti dalla fine, ci siamo quasi, il sogno sta per diventare realtà.

Indescrivibile il clima a questo punto della partita. Alcuni ragazzi della curva raggiungono la gradinata per ispirare il coro “un giorno all’improvviso” a due voci, curva e gradinata unite in un solo grido.

Qui sotto uno stralcio di quei fantastici momenti:

 

Poi il Campobasso segna, ma è già il 95°, non c’è più tempo per rimonte clamorose, la partita finisce e inizia la festa granata!

Il ritorno

lupiDopo aver salutato gli amici e intonato gli ultimi cori di rito, mi avvio all’uscita e cerco di raggiungere i tifosi ospiti per tornare insieme a Bologna. Vado subito a parlare con le forze dell’ordine spiegando la situazione con la poca voce rimasta. Incredibile: sembrano afferrare il discorso quasi subito e mi fanno passare senza opporre nessuna resistenza. Mi avvicino ai tifosi campuasciani e trovo subito i ragazzi che ho conosciuto durante il viaggio di andata, sono stanchi ma felici, pur avendo perso. Ovviamente il risultato li ha delusi, ma parlando con loro si riesce a toccare con mano quella cosa che si chiama ‘fede ultras’; quella ‘cosa’ che indipendentemente dal risultato ti porta a voler star insieme, fare festa, difendere e onorare i colori della propria maglia e della propria città sempre e comunque.

Prima di imbarcarci per il ritorno passa quasi un’ora, ma un’ora di quelle piacevoli, non di quelle che non sai dove guardare o con chi far due chiacchiere. L’atmosfera è quella che si può immaginare solo dopo una vittoria, non una sconfitta, soprattutto in una finale. Ci sono ancora tutti i tifosi con striscioni, bandiere e birre in mano a cantare più forte di prima.

I tifosi rosso-blu nel post partita nei pressi del settore ospite, più di 40 minuti dopo la fine del match.

 

IMG_20160522_195331Partiamo dal “Mancini” soltanto verso le 18:45. La polizia scorta una carovana, lunga mezzo chilometro, di pullman, pulmini e auto private dei tifosi ospiti fino al casello dell’autostrada. Del tutto inutile il tentativo di convincere Oriano (l’autista) a portarci “giù a mare” per un bagnetto veloce prima del viaggio di ritorno, c’è poco da fare: cascasse il mondo, alle 21 dobbiamo essere a Bologna!

Arriviamo nel capoluogo emiliano alle 22:23 (alla faccia di Oriano che voleva far presto). Code in autostrada e lunghe soste agli autogrill hanno reso il viaggio molto più lento e macchinoso. Quando la birra ha iniziato a scarseggiare, oltre a rivolgersi al Borghetti sapientemente tenuto fresco, i ragazzi hanno tirato fuori i magnifici sapori molisani: sformato di patate (o pizza di patate) con cotto e formaggio, tarallucci e stuzzicherie varie. Meraviglioso.

Rientro a casa poco prima delle 23, sono stanco, quasi esausto, ma con ancora negli occhi una splendida giornata. Una vittoria da incorniciare per una piazza che ha risposto “presente” nel momento del bisogno. Mi sento orgoglioso di poter dire di averne fatto parte. Orgoglioso di essere fanese.

Quindi avanti Alma, sempre e indipendentemente da tutto. Un grazie immenso a tutti i tifosi rosso-blu del gruppo di Bologna per avermi accolto andando oltre i colori delle maglie.

 

 

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